Francesco De Giorgi

“Capparis spinosa” è la nomenclatura binomiale della pianta di cappero, un arbusto perenne dalle carnose foglie verdi, molto comune nella macchia mediterranea. È un vegetale che cresce in ambienti difficili, negli anfratti tufacei delle pareti di campagna o fra le pietre dei muretti a secco, in quasi totale assenza di acqua. I capperi che consumiamo nelle insalate di pomodoro o sul vitello tonnato non sono i frutti (che si chiamano cucunci), ma sono in realtà i boccioli dei fiori di cappero, non ancora sbocciati.

Fioridicappero è una miscellanea di pensieri sparsi, solitari come i fiori sbocciati da capperi non colti. Sono pensieri ruvidi aperti al sole dell’urgenza di comunicare ciò che sento.

Fioridicappero è un blog che ho deciso di aprire per me, ma soprattutto per mio figlio, perché possa un giorno leggere quello che forse non avrò il tempo o il coraggio di dirgli.

Questo è un blog anche per voi, per chiunque voglia leggermi, ora o in futuro. Non voglio regalarvi barattoli per insalate, ma fiori viola da seccare in un libro per tenere il segno.

Ho deciso di aprire questo blog dopo un periodo di forte demotivazione personale. Prima di dirvi perché, vi racconto un po’ di me. Sono nato a Copertino in provincia di Lecce, sono cresciuto in una famiglia benestante cattolica di sinistra, con una sorella e un fratello più piccoli di me ai quali voglio molto bene. Ho avuto un’infanzia felice: tanto senso del dovere, tanti sogni e pochi problemi, per fortuna. Ho sempre avuto la passione per la letteratura, così dopo la maturità, mi sono trasferito a Pisa per studiare lettere. Mi sono laureato in Antichità Classiche, discutendo una tesi su Polibio. All’epoca avevo l’idea di insegnare.

Allo stesso tempo, ho sempre avuto la passione per il cinema. Così ho provato il concorso per entrare al Centro Sperimentale di Cinematografia di Milano, l’ho superato e mi sono trasferito nella Grande Mela d’Italia. La scuola di cinema mi ha insegnato come si scrive con la luce e con il suono; Milano, invece, mi ha insegnato come ci si vende e come si guadagna. Ho aperto partita iva nel 2014 e, da allora, ho sempre lavorato nell’ambito della comunicazione video: pubblicità, televisione e digital. Ho stretto un legame fraterno con molti colleghi, che sono oggi compagni di lavoro e di vita. Mi sono regalato la velleità di un percorsoDi ricerca artistica, parallela allo sviluppo commerciale del mio lavoro. Ho scritto e prodotto due cortometraggi e un documentario che raccontano storie in cui ho creduto con tutto me stesso. Sono sempre stato affascinato dal ‘cosa’, più che dal ‘come’.

Ho viaggiato tanto, in tutto il mondo: Europa, Stati Uniti, Russia, Africa, Cuba e Sud-Est asiatico. La grande lezione che ho raccolto dai miei viaggi, è quella di aver scoperto che i paradigmi di vita attorno a cui si incardinano le faccende umane sono pochissimi e semplicissimi:la vita, la morte, la malattia, il cibo, la religiosità, lo sfruttamento della terra e la necessità di spostarsi. Il resto è tutto relativo, anche se, forse con troppa semplicità, lo consideriamo normale, ma è normale solo per noi.

Ho avuto poche storie d’amore, amore vero, che conservo nel mio cuore con affetto, devozione e dispiacere.

Nel 2020 è arrivato il covid e la vita di tutti ha vacillato, scossa dall’onda tellurica di un enorme terremoto. Mi sono bloccato, come tutti, costretto a pensare alla vacuità del tempo che tentiamo in tutti i modi di riempire con cose e persone. Durante il lockdown mi sono reso conto che non sarei stato più in grado di riempire il mio tempo con le cose che facevo prima. E le persone hanno ognuna la loro vita. Così sono tornato a leggere, a scrivere e a studiare.

Alla riapertura, ho deciso di fare ritorno nella mia terra, ho conosciuto la donna della mia vita, siamo andati a vivere insieme e ci siamo regalati l’opportunità di diventare genitori. Quando l’ho scoperto, ho sentito dentro di me un gong che suonava l’inizio di una nuova vita. Il riverbero di questa trasformazione è ancora vivo dentro di me.

Mi sono interrogato sul mio lavoro e mi sono reso conto che, per anni, la mia ambizione mi aveva educato a fare i conti con quello che avevo ottenuto e con quello che volevo ancora ottenere. La mia grande scoperta è stata che la parte più bella dell’esistenza sta nel mezzo.

Mi sono reso conto che quello che mi piace fare e che sono in grado di fare è raccontare storie. Parto dall’osservazione delle situazioni che vivo o su cui mi documento, tento di creare una strada narrativa che possa veicolare un’emozione o un pensiero, anche piccolo, sul mondo e poi lo intreccio come si fa con un tessuto. Non so se è arte, forse è più una forma di artigianato. Raccontare storie è sicuramente l’esercizio che ho praticato con più costanza nella mia vita. Avere una storia per la testa è il miglior metodo che conosco per ingannare la morte e sentirmi vivo. È da qui che nasce il blog: dalla voglia di raccontare. Ho pensato di redigere una rassegna di storie e riflessioni personali su letteratura, arte, filosofia e politica: una miscellanea di vecchie passioni, curiosità e interessi personali, per tenere attiva sul mondo la bussola dei miei pensieri. Cerco lettori con cui confrontarmi e ai quali aprirmi con onestà di autoanalisi. La vostra attenzione, semmai voleste concedermela, è un regalo prezioso che per me, oggi, vale più dei soldi e della gloria.